ET UN’OSELIERA ET NON VI E’

Con fabiano de martin topranin
a cura di gianluca d’incà levis
castello di andraz
livinallongo del col di lana (bl)
10 agosto – 8 settembre

il castello di andraz/schloss buchenstein è una pietra nella foresta, masso erratico, spinto e lasciato dov’è, tra boschi e rivi e cime, da una lingua di ghiaccio che venne; sopra al trovante, roccioso, gli uomini hanno elevato ancora, per traguardare l’orizzonte; ora, dalla rocca cava, si traguarda il cielo; un rudere areonautico, che si apre, dopo un restuaro durato 27 anni; i sassi legati alla pietra; lacerti di solai; la sezione cava, proiezione verticale dello spazio, invaso dalla luce che cade; la trasparenza della copertura in vetro e ferro, l’aria che scorre veloce e fredda da fuori a dentro le mura e quest’inserzione d’artifizio, che è la cosa più interessante, l’uomo incarnito nel sasso, non la rovina disabitata, la rovina saldata al cielo dalla membrana tecnologica, l’oggi dentro a quell’ieri, non un castello in stile, col cappello alp ino e le zimmer, ma una postazione, che ora diviene un nido critico: nel 1595 il capitano della rocca lamentava l’assenza di una voliera; eccola qui, la voliera, pronta la schiusa, la gabbia aperta, attraversata da queste nuove forme-azioni, da cui si guarda a questo spazio, all’ambiente, alla storia ed al genius loci, e la macchina si anima, nuove presenze, e la sezione si attiva, la rovina parla, si muove, descrive e muove
artisti: fabiano de martin topranin, luca chiesura, colora (lorenzo commisso/rachele burgato), hannes egger, denis riva
patrocini: fondazione dolomiti unesco, fondazione bevilacqua la masa
enti promotori: comune di livinallongo del col di lana, istitut cultural ladin cesa de jan